QUANDE CRISTE GIRAVA PE GLIE MUNNE

Omaggio a S.OLIVA

Antonio De Angelis

Roma 1991 (versione integrale)

Indice degli argomenti

Prefazione dell' Autore

Questo libricino non è un saggio di storia o di letteratura, ma un semplice atto di omaggio a Sant'Oliva, patrona di Castro ed una dichiarazione d'amore per questo nostro umile paese. La devozione a Sant’Oliva e l'amore verso Castro, io credo che siano inseparabili per ogni Castrese e specialmente per colui che vive o è vissuto a lungo lontano dalla sua casa natale. L'opuscolo si divide in tre parti: nella prima predomina la fantasia, nella seconda la storia; l'ultima, maggiore per mole ed importanza, è dedicata interamente alla devozione. Ringrazio per l'aiuto che mi hanno dato, l'Avv. Francesco Ambrosi, l'Assessore comunale Pierluigi Normalenti e mio fratello Marino.

Antonio De Angelis (di Sozio)

Nota dei figli

Quest'opera, atto di amore e devozione a S. Oliva, è rimasta incompleta per la morte prematura dell' autore. I figli hanno deciso di pubblicarla senza alcuna revisione per rispetto del lavoro del padre.

 

INTRODUZIONE

Seguitemi nello sforzo di immaginare Castro come la Palestina, la "Terra promessa" e i Castresi come il popolo ebreo che era diviso in 12 tribù. Quando giunsero in Palestina dall'esilio egiziano, le tribù si divisero il territorio e si misero al lavoro, principalmente pastorizia ed agricoltura. Soltanto alla tribù di Levi non fu assegnata la terra perché essa già aveva un compito. Quello di aver cura delle cose sante: la tenda delle riunioni e l’ Arca dell'alleanza. Durante l'Esodo, essi dovevano smontare, trasportare, rimontare e mantenere pulita ed in ordine la tenda dove si riunivano e dove venivano offerti i sacrifici. Quando fu costruito il Tempio essi ebbero il compito di averne cura.

Ecco, undici tribù sono sparse in tutto il territorio di Castro, noi del centro siamo la tribù di Levi; Sant’Oliva è la protettrice di tutti i Castresi, ma noi, quelli del centro, abbiamo l'onore ed il dovere di custodirne ed abbellirne la chiesa e di perpetuare le tradizioni, di promuovere ed organizzare i festeggiamenti e di incrementarne il culto. La chiesa deve essere sempre in ordine, pronta ad accogliere tutti quelli che devono pregare, quelli che devono chiedere favori e grazie, quelli che devono ringraziare.

E noi siamo sempre all'altezza di questa gravosa, ma onorevole incombenza?.

 

 

 

LA LEGGENDA

 

Negli ultimi anni che precedettero il Mille, tutti pensavano che il mondo stesse sul punto di finire ed avevano perciò una gran paura.

I cristiani si rimisero sulla retta via e si dettero con zelo eccessivo alle preghiere, ai digiuni e alle penitenze, ma il Mille passò e il mondo non finì. Si cominciò ad abbandonare allora l'eccessivo rigore, poi fu ridotta l'austerità, poi ancora tralasciati digiuni e preghiere e via via si ricadde, come prima e più di prima, nella malizia e nella licenziosità. La malvagità umana crebbe tanto che Dominedio in cielo stette più d'una volta per prendere uno di quei provvedimenti come usava nei tempi dell'Antico Testamento. Il sacrificio del Figlio sulla Croce e l'intercessione della Madonna ebbero il sopravvento e il Padre decise di mandare ancora una volta sulla terra il Figlio per vedere quello che c'era da fare.

Gesù Cristo, accompagnato dall'apostolo Pietro, incominciò a piedi il lungo giro del mondo.

Attorno al 1100 i celesti pellegrini giunsero in Ciociaria; la visitarono tutta paese per paese. Osservavano i costumi della gente e ascoltavano attentamente le lagnanze e i suggerimenti degli uomini e delle donne.

Arrivarono a Castro nell'anno 1125. Quando i Castresi seppero che la visita del Cristo era imminente, si riunirono in piazza dopo cena e tennero consiglio. Presiedeva Guidone. Gli sedevano a fianco nonno Andrea che aveva 99 anni e mastro Titta. L'assemblea durò la notte intera e nessuno degli uomini andò a dormire. Si discusse di tutto. Le questioni furono vagliate attentamente una per una. Ogni persona disse la sua. Alla fine fu deciso che avrebbe parlato per tutti Guidone, l'uomo più valoroso ed autorevole della comunità, e furono scelti i doni da offrire agli ospiti: per nostro Signore una tunica di lino filata e tessuta da Janna la vecchia, la donna che insegnava alle giovani l'uso della rocca e del telaio, e per San Pietro, un po' più vecchio, un bastone di legno duro e stagionato lavorato di coltello dai pastori di Monte S.Angelo. Tutta la comunità avrebbe poi cantato, in onore dei Celesti, il miserere, quello bello e solenne che si canta in chiesa durante la settimana santa, quando si alternano i versetti alti e squillanti del solista a quelli lenti, bassi e poderosi del coro. Arrivato finalmente il giorno stabilito, il popolo in processione scese il monte fino alla cappella di S.Maria della Pace, qui Guidone salutò con brevi parole il Figlio di Dio e gli porse le chiavi di Porta dell'Ulivo, poi tutti insieme, salmodiando, risalirono il monte. Gli ospiti cenarono e passarono la notte nella domus communitatis. Il giorno dopo Gesù ricevette ad uno ad uno tutti quelli che volevano dirgli qualche cosa.

La sera, dopo il suono dell'Ave Maria, quando tutti erano rientrati dal lavoro, le porte del paese erano state chiuse ed erano già montate le guardie del primo turno, tutti insieme, facendosi luce con le torce, ci si recò nella chiesa contigua alla Rocca. Gesù si assise al tavolo posto al centro del presbiterio, alla sua destra l'apostolo Pietro, dall'altro lato l'Arciprete di Castro. Davanti alla balaustra due grandi tavoli: in cornu epistulae prese posto Guidone e gli altri signori ufficiali, in cornu evangeli tutto il clero. Il resto della popolazione sedette intorno ai tavoli sistemati l'uno appresso all'altro nelle tre navate.

Quando tutti furono sistemati, Guidone si alzò, si recò al centro della navata più grande, salì gli scalini del presbiterio affinché tutti lo potessero vedere, impose silenzio e cominciò a parlare. "Signore, grazie! Grazie di noi, qui in questo nostro benvenuto. Castro è un povero. Si distingue da perché non ha un monumento, qualsiasi cosa importante da mostrare ai forestieri, né ricorda, nella sua lunga storia, episodi di rilievo.

Noi si nasce , si lavora, si campa e si muore come quelli che ci hanno preceduti e che ci seguiranno. Dico questo, Signore, e tu lo sai, non per lamentarci, ma perché risulti evidente, in tutta la sua importanza, la grazia che ci hai fatto con la tua visita. Ti ringraziano, Signore, per quello che siamo e per quanto abbiamo. Per ogni attimo di: vita, per le gioie della famiglia, per il pane di ogni giorno, per l'acqua che dai monti ci scende fresca e chiara, per l'aria pura e fina che respiriamo. Ti ringraziamo perché anche per noi ti sei fatto uomo, sei nato in una stalla e sei morto sulla croce. I tuoi doni ci bastano, anzi sono più che sufficienti, ma una cosa ancora, una sola cosa osiamo chiederti. I paesi qui intorno hanno in Paradiso un Santo protettore: Santi importanti: S.Giovanni Battista, S. Lorenzo, S. Michele, S. Sebastiano. Noi ancora non l'abbiamo scelto. Vorresti assegnarcelo tu?" Con voce dolce e profonda, il Signore Gesù, prese a dire: "Sono commosso, fratelli. Sono stato commosso dalla vostra accoglienza. Ho trovato tra voi quasi un' oasi dove regnano la tranquillità, il silenzio, l'operosità. In tempi, come questo, brutti, in voi avete conservato abitudini buone che noi in cielo apprezziamo moltissimo. Siete umili; non vi ritenete geni e neppure eroi, ma nel vostro lavoro, quale esso sia, ce la mettete tutta ottenendo spesso ottimi risultati. Tutto bene allora? EH no, qualche neo c’ è e dovreste togliervelo. Vedete gli uccelli dell'aria? I passeri, le rondini? Non seminano né mietono eppure vivono e solcano con gioia l'azzurro. E i fiori dei campi? I gigli, i papaveri, le margherite? Non sanno filare, non sanno tessere, non hanno dimestichezza con la tintoria, ciò nonostante i colori che indossano mettono allegria solo a vederli. Voi invece vi preoccupate troppo. Avete paura del domani. Abbiate più fiducia nella Provvidenza. Ricordate? Gli Ebrei usciti dall'Egitto, raccoglievano la manna bastante

per un solo giorno. Ed attraversarono il deserto! Altro neo. Troppo spesso vi dividete in gruppi avversi. Basta poco per farvi schierare in due fronti opposti. Dio Padre vi ha creati uno differente dall'altro, ciascuno con la propria intelligenza, fatti a sua immagine e somiglianza. Tutti, uno per uno, siete un po' il ritratto di Dio. Che cosa vi ho lasciato detto io prima di essere crocifisso? Sta scritto nei Vangeli: amatevi l'un l'altro come io vi ho amati. Questi due sono i vostri difetti caratteristici. Per estirparli dovrete sostenere un combattimento lungo e difficile, ma in ciò vi sarà di aiuto il protettore che mi avete chiesto e che io vi ho destinato. Ho scelto per voi una Santa, si, proprio una Santa, fatta apposta per voi. Una Santa che vi è congeniale. Una donna della vostra stessa gente, una come voi. Essa è nata e vissuta qui vicino, ad Anagni. Si chiama Oliva. Sulle pendici di questo colle crescono molti olivi. Oliva, nel corso della sua esistenza terrena, non ha fatto niente di clamoroso. Non ha subito il martirio, non ha scritto libri, non ha fondato ordini religiosi, non ha convertito al cristianesimo re e popoli pagani, neppure ha compiuto grandi miracoli. Ma allora? Come è diventata santa? Semplice. Ha compiuto il suo dovere sempre con amore. Ha lavato, stirato, rattoppato panni, ha spazzato e rassettato la casa, ha seminato ed innaffiato l'orto, ha sopportato, senza perdere la pazienza, le malattie e le altre contrarietà che essa pure ha dovuto affrontare come ogni altra creatura. Ha trasformato in preghiera ogni atto ed ogni momento della sua vita offrendosi come omaggio al Creatore. E' stata l'eroina della vita quotidiana. Ecco perché è diventata Santa. Se chiederete il suo aiuto e seguirete il suo esempio, anche voi diventerete santi." Detto questo, prese fra le sue mani il pane e alzati gli occhi verso l'alto, aggiunse: "Prendete questo pane e mangiatene tutti perché è il mio corpo crocifisso e risorto per la salvezza di tutti."

Il giorno 16 gennaio, di mattina presto, il popolo in devota processione accompagnò gli ospiti per l'altro monte fino alla cappella di 5. Maria del Cancello. Il parroco arciprete, in ricordo dell'eccezionale avvenimento, collocò nel presbiterio una lapide con questa scritta: Ipse Jesus -Castri custodem - me Olivam posuit XVIII kalendas Februari A.D. 1125.

La lapide fu rimossa ed andò smarrita quando la chiesa fu riparata ed ampliata.

 

NOTIZIE STORICHE

Ecco ora le notizie certe che abbiamo di s. Oliva. Nella cripta della Cattedrale di Anagni si trova ancora oggi un altare dedicato a Sant'Oliva. Una volta conteneva Il corpo della santa. L’ altare fu consacrato dall'antipapa Anacleto Il, l' 11 settembre 1133. Prima la salma era seppellita nella chiesa annessa al monastero dove S. Oliva era vissuta. Il 27 marzo 1703, il vescovo di Anagni, mons. Gerardi rimosse la tavola di marmo che ricopriva l'altare. Venne appresso demolito l'altare e subito apparve l'urna di marmo sulla quale era scritto: Hic requiescit S. Oliva. Il vescovo prese un pezzettino di un osso di un braccio, lo racchiuse in una teca d'argento e vi appose il suo sigillo. La teca fu poi inviata in una chiesa di monaci olivetani presso Danzica, in Polonia. Il resto del corpo fu deposto nella cappella della Basilica superiore dove erano custodite anche altre reliquie. Ancora oggi nella Cattedrale di Anagni c'è l'urna che racchiude i resti mortali di S. Oliva.

Il 17.11.1762, una reliquia di s. Oliva, le ossa di un dito, giunse a Castro; riporto la lettera del segretario comunale Carlo Palatta all'Arcivescovo Matteocola. "Fu portata la presente lettera unitamente alla reliquia dal reverendo Casimiro Sellaroli, domenicano, il 17.11.1762 al che fu incontro nella metà del monte si 5. Maria Della Pace il Reverendo clero con moltitudine di popolo parte del quale vestito di sacco e disposto processionalmente accompagnò la reliquia nella chiesa di S.Oliva dove, letta a voce alta la lettera, fu consegnata la reliquia dal medesimo Padre al Sindaco Feliciano Annesse e immediatamente da detto sindaco fu data in dono al Reverendo Capitolo di detta Chiesa di 5. Oliva e poi da esso padre Casimiro fu fatto in lode della medesima santa un ben eloquente discorso ed il giorno seguente cantò messa solenne." Questo nel 1762, ma già dal 1125 vi è a Castro una chiesa dedicata a 5. Oliva. Nella bolla di papa Onorio Il, in data 28.11.1125 con la quale si confermano al Vescovo Leto i beni della diocesi di Veroli si legge:

"... Castrum cum ecclesia S. Petri et S. Olivae Una volta S.Oliva si festeggiava il 15 gennaio, giorno in cui era stata scelta come protettrice, ma l'anno 1839, il giorno 31.3, il pubblico Consiglio, all'unanimità, deliberò di festeggiarla il 3 di giugno per adeguarsi al calendario liturgico. La Chiesa celebra la festa dei santi nel giorno della loro morte terrena, perché in quel giorno ha inizio la loro gloria. Tutti i documenti reperiti e consultati sono concordi sul giorno della morte, poi però si discostano l'uno dall'altro per quanto riguarda l'anno. I Padri Bollandisti credono che S. Oliva sia vissuta fra la fine del III sec. ed il principio del IV sec. Il dott. Pietro Zappasodi* storico di Anagni, pensa che sia vissuta verso la fine del V secolo; il Cappelletti, nel tomo VI delle Chiese d'Italia dice che la Santa morì nell'anno 492.

 

* Zappasodi P. - Anagni attraverso i secoli - voi. I, cap.

III, pag. 68.

 

 

PARTE DEVOZIONALE

PREGHIERA

O gloriosa vergine S.Oliva, consacrata a Dio fin dai più teneri anni, Voi foste in tutta la vostra vita esempio ammirabile di ogni virtù. Nessuna macchia offuscò mai il candore della vostra innocenza; nessuna tentazione potè mai distaccarvi dall'amore e dal servizio di Dio.

Dal trono di gloria, dove ora regnate in Cielo, volgete pietosa lo sguardo sopra di noi, che vi invochiamo nostra Patrona.

Proteggeteci Voi nei nostri bisogni e specialmente in quelli dell'anima. Aiutateci a vincere tutte le tentazioni e a mantenerci sempre fedeli al Signore. Non ci abbandonate mai finché non ci vediate giunti in Paradiso.

 

TRIDUO IN ONORE E LODE DI S. OLIVA VERGINE **

Primo giorno

I

Nel quinto secolo di nostra salute, essendo la S.Chiesa afflitta per la guerra che a lei moveva l'inferno coll'eresie, nacque nell'inclita città di Anagni da chiarissimi e doviziosissimi genitori la nostra gloriosa protettrice S.Oliva, come colomba apportatrice di pace. Fin da fanciulla, ben consapevole delle intenzioni del cielo, disprezzando le ricchezze, servissi della nobiltà dei natali per attendere a Dio con cuore il più generoso: e le prime sue operazioni virtuose davano chiaro segno de' mirabili progressi che fatto avrebbe in santità.

Dio mio!.. se do un’occhiata agli anni miei più teneri, non trovo che motivo di confondermi per l’attacco che io aveva e che ho tuttora alle cose terre: deh!.. per la valevolissima intercessione di s.Oliva, vostra serva fedele e nostra avvocata, concedetemene il disprezzo, dandomi lume onde ben comprenda la preziosità delle celesti.

**"Triduo di preparazione alla festa di S. Oliva vergine, protettrice della Terra di Castro dei Volsci per Giacinto Ambrosi Parroco della Cura di S. Nicola ed a spese dell'arciprete Ermenegildo Ambrosi"

Roma, Tipografia Guerra e Mirri, 1877.

 

II

Appena balenò nella mente di Oliva il lume della ragione, cominciò subito a ponderare il fine per cui Dio l'aveva creata; e per correre le vie del Signore con passo fermo e veloce, teneva sempre scolpito nella mente il premio che Dio tien preparato a chi fedelmente lo serve: e a guisa di aquila generosa si sollevava a considerare il beneficio grande di essere nel grembo della santa Fede.

Ahi che forse il contrario deve dirsi della mia fanciullezza, standomi bene il detto di Agostino: Tantillus puer, tantus peccatori.. Dio mio, deh! pei meriti di 5. Oliva, vostra serva fedele, fate che ora ben comprenda che Voi siete il mio principio e il mio ultimo fine; che detesti veramente, che amaramente pianga i miei trascorsi e che apprezzi il gran dono di essere vostro figlio e figlio della santa Chiesa.

 

III

Oliva col crescere negli anni cresceva assai più nelle sante virtù: non solo abborriva il maledetto peccato e quanto al peccato inclina; ma odiava altresì qualunque ornamento, benchè conveniente alla nobiltà del suo stato; prediligeva il silenzio, ben consapevole esser beata quell'anima che non pecca nel parlare; e nella propria casa ritrovava la ritiratezza dell'eremo, non trattando che poche persone, e queste per le cose unicamente necessarie.

La mia adolescenza, o Dio mio, non mi rinfaccia che peccati, che vanità, che dissipamento: deh! Voi, che lo potete, fate sì che, ad imitazione di S.Oliva, vostra serva fedele, abborrisca ogni colpa e le occasioni tutte che inclinano alla colpa; ami le sante virtù, ma in modo speciale la modestia, la ritiratezza e il parlare morigeràto e caritatevole, imprimendomi nella mente e nel cuore l’osservanza della vostra santa legge, la quale si riduce ad amar Voi sopra tutte le cose e il prossimo mio come me stesso.

 

EX HIMNO
Salve, Oliva speciosa,
sponsa Christi gloriosa,
digna coeli gaudio.
Spreta mundi vanitate,
summa Dei voluptate
cor servasti candidum.
Recordare, virgo pia,
quod hic popolus in via
tuos colit cineres
Patrocinium sic habere
sperat humi, inde videre
te perenni in patria.
Amen

DALL’INNO (traduzione)
Salve, Oliva, tutta bella,
sposa gloriosa di Cristo,
del ciel gusti le gioie.
Disprezzato il mondo vano,
per amor del sommo Dio
puro serbasti il cuore.
Vergine pia, ricorda
le tue reliquie venera
il popolo di Castro
Sperando cosi’ di avere
l’aiuto tuo qua in terra
per poi vederti in Cielo.
Amen

 

 

OREMUS

Deus, qui in Virgine tua Oliva cum innocentiae fiore fructus poenitentiae mirabiliter conjunxisti, da ut, quam protectricem veneramur in via, sociam consequamur aeternam. Per Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

ORAZIONE A GESU' SACRAMENTATO

Gesù mio Sacramentato, vero Dio e vero Uomo, io fermamente vi credo presente in questa Ostia sacrosanta, vivo e vero, come siete in cielo in uno col Padre e con lo Spirito Santo: e percio dall'abisso del mio niente profondamente vi adoro insieme cogli spiriti celesti, che ossequiosi e riverenti assistono sempre al vostro divin trono. Vi ringrazio de' tanti benefici che, contro ogni mio merito, a me ingrato avete compartito e tuttora compartite. Vi prego di darmi il perdono de' miei peccati e il dono della vostra grazia e della perseveranza nel servirvi e nell'amarvi. Sì, caro mio Gesù, da questo trono di amore accogliete benigno la mia preghiera: e per i meriti della nostra Protettrice S. Oliva, vostra serva fedele e nostra avvocata, date a me e a questo popolo, innazi a Voi prostrato, la vostra S. Benedizione: dalla quale avvalorati, viviamo una vita tutta conforme alla vostra santa legge, onde conseguire la finale vostra Benedizione, la quale c'introduca nel vostro beato Regno a benedirvi, a lodarvi ead amarvi eternamente. Così sia.

OREMUS

Deus, qui nobis sub Sacramento mirabili passionis tuae memoriam reliquisti, tribue, quaesumus, ita nos Corporis et Sanguinis tui sacra mysteria venerari, ut redemptionis tuae fructum in nobis jugiter sentiamus. Qui vivis et regnas etc.

 

Secondo giorno

I

Giunta Oliva nel fiore degli anni, si riprometteva il mondo di averla nel numero de’ suoi insensati seguaci; il perchè fece sì che i genitori di lei le proponessero nobilissime nozze: ma il cuore di Oliva non le curò, benchè fossero di doviziosi ed illustri parentadi: e con santo coraggio manifestò a' suoi genitori, che era già sposa di Dio, avendo a Lui consacrato il giglio della sua verginità; e, per essere più sicura del voto fatto a Dio, diffidando di se stessa, deliberò di fuggire dalla casa paterna, la quale stimava come occasione di venir meno nel suo santo proponimento.

O mia dilettissima S. Oliva, al riflesso delle vostre virtù, il mio volto si ricopre di meritato rossore, riconoscendomi tanto dissimile da Voi, avendo agito tutto all'opposto. Deh! Voi impetratemi da Dio un vero ravvedimento, affinché nel giorno del giudizio non abbia l'eterna condanna; e perciò fin da ora datemi forza e coraggio d'imitarvi nell'angelica virtù della santa purità, tenendo efficacemente da me lontano tutte le occasioni, che ancora menomamente sono d'inciampo a sì bella virtù, da Voi gelosamente custodita e scrupolosamente praticata.

II

Oliva fuggì dalla casa paterna, e, come smarrita pecorella corre ansiosa al pastore, si portò sollecita al suo vescovo: e con dirotte lacrime, - "Sacro pastore e padre mio, - gli disse - il mondo mi propone ed offre nozze terrene; ma io vengo a voi per fuggirle, onde esser tutta del mio sposo celeste: voi soccorretemi, voi liberatemi, voi mettetemi dove ha stanza il mio diletto Gesù..." Ai gemiti di sì candida colomba, all'infocato e santo amore di Oliva, commosso, il santo prelato, pieno di giubilo, la collocò nella casa del Signore, dove la santa Verginella, colla preghiera assidua e coll’esercizio di ogni virtù, accese maggiormente nel suo cuore la fiamma del divino amore.

O mia protettrice S. Oliva, qual contrapposto è fra me e Voi!.. Quante volte non solo non ho fuggito le seducenti attrattive del mondo; ma quel che più importa, senza senno e senza consiglio ho chiuso gli occhi ai lumi di Dio ed ho calcato la via che conduce alla eterna rovina!.. Deh!.. abbiate pietà di me e fate che sollecito corra anche io al seno amoroso di Gesù, eterno pastore delle anime, riconciliandomi a Lui nel tribunale di penitenza con dolore sincero e con fermo proponimento di piuttosto morire, che tornare ad offenderlo; e, perchè il mio ravvedimento sia perseverante, concedetemi il dono dell' orazione.

III

Per imprimere più vivamente in se stessa la Immagine del suo Sposo celeste e per tenere soggetta allo spirito la carne ribelle, unì Oliva all'assidua preghiera la più aspra mortificazione, affliggendo l'innocente suo corpo con rigorosi digiuni ed altre simili austerità.

O ammirabile S. Oliva, che all'innocenza della vita accompagnaste la più aspra mortificazione; a me, a me, non a Voi convengono tali mortificazioni. Voi viveste sempre vita innocente e pura: io fui e sono peccatore. Eh!.. Voi datemi i sospiri vostri, affinché questo mio cuore, sensibile al disordinato affetto verso le cose mondane e insensibile nel tempo stesso per sì deplorevole e compassionevole stato, diventi una fornace di celeste e divino amore. "aure a me or lapideum: da mihi cor carneum," vi dirò con Agostino: toglietemi questo cuore di sasso; datemi un cuore tutto uniforme alla volontà di Dio. Ma per ottenere questa conversione vera si richiedono lagrime di vero pentimento Deh! Voi concedetemi quelle che spargeste pei peccati non vostri, affinché, spezzata finalmente la durezza del mio cuore adamantino, pianga i miei trascorsi; e se non vi ho imitato, né posso imitarvi innocente, vi abbia per mio modello coll’esercizio continuo e perseverante di una vera penitenza.

Terzo giorno

I

Invidioso l'inferno ai virtuosi progressi di Oliva, tentò di frastornarla suscitando nel suo cuore e nella sua mente fierissime tentazioni; e perchè la magnanima verginella spezzò le armi incantatrici, macerando sempre più le innocenti sue membra con nuove ed industriose maniere della più rigida mortificazione; l'astuto nemico, onde vincerla ed abbatterla, ricorse ad un altro stratagemma, instigando le lingue malediche ad incolparla di gravi ed enormi colpe. Ma la infernale malizia restò maggiormente confusa, imperocchè la umile verginella, tenendo gelosamente occulte le sue rare virtù, sopportò pazientemente e con santa allegrezza le calunnie; e imitando il divin Redentore vilipeso, non disse parola in sua discolpa.

Dio mio!.. la vostra sposa Oliva per vincere gli infernali assalti si umilia; e alle consuete penitenze aggiunge delle nuove e più aspre!.. ed io?.. assecondo le mie passioni e le accarezzo. La - vostra Oliva calunniata soffre e tace; ed io mi adiro e uso ogni arte per ricoprire le mie mancanze! Caro mio Redentore, compassionate l'infelice mio stato. Voi diradate le folte tenebre della mia mente offuscata dalla mia alterigia; e, pei meriti della vostra fedele serva Oliva, datemi l'amore al patire, datemi la vera umiltà, onde trionfi dei miei nemici visibili ed invisibili; ma specialmente dell'amor proprio, che è il mio capitale nemico.

 

II

Dopo vinte le battaglie sulle infernali insidie, Oliva assaporò le delizie di anticipato paradiso: e quando, a guisa di candida e lieve nuvoletta, camminava senza toccare il suolo; e quando sulla soglia del tempio, confortata a confidare in Dio una donna che piangeva le proprie colpe, vide il cielo aperto e tutto risplendente di sovrumana luce; e quando le apparve lo stesso Gesù, che la invitava alla corona, ai suoi divini amplessi, al godimento della sua celeste gloria.

Anima mia, vedi come Dio anche in questo mondo ricompensa chi fedelmente lo serve e lo ama?.. E tu perchè non osservi la legge soave del tuo creatore?. perchè servi il demonio?.. perchè non arrossisci di portarne l'irragionevole e tirannico giogo?.. perchè ami le vanità, i piaceri, nemici tutti che irreparabilmente ti trascinano alla eterna dannazione e che ti avvelenano col calice di Babilonia anche i giorni brevi e fugaci di questa miserabilissima vita, la quale fin da ora può paragonarsi ad una eterna morte?.. Ah!... risolviti una volta!... fa senno!.. e innanzi a Gesù Sacramentato, con tutto l'affetto digli così: caro mio Gesù, siatemi Gesù!... mi pento di avervi offeso e di non avervi amato... da ora in avanti voglio assolutamente amare Voi, Voi solo... Deh!... fate, o mio Dio, che la vostra serva fedele e mia protettrice, S.Oliva, mi sia colomba nunzia di vera pace: e per meriti suoi inamoratemi unicamente e come conviene della vostra divina beltà, unico oggetto degno di tutti gli amori. Così sia.

III

Divulgati i segnalati favori da Dio concessi alla sua diletta Oliva; questa, compresa della più profonda umiltà, se ne afflisse a segno che, oppressa immantinente da grave infermità, si ridusse agli estremi. A Gesù, figlio di Maria, la quale virginitate placuit, humilitate concepit, piacque tanto l'umiltà della vergine Oliva, che per confortarla le apparve di nuovo; e le additò i luminosi seggi della celeste gloria e i cupi abissi infernali: indicandole così com'Egli ricompensi e premi i giusti e come severamente punisca i peccatori. Nella estasi della divina Giustizia e della divina Bontà, giunse Oliva al termine della mortal carriera; e piena di esuberante allegrezza santamente spirò: e la bella anima, ricolma di meriti per le virtù esercitate in vita, volò in seno a Dio onde riceverne la eterna rimunerazione.

O gloriosa mia protettrice, sbolliva, oggi che vi contemplo nel possesso della felicità sempiterna, sento in me una brama ardente di esservi compagno indivisibile in cielo. Ma, ohimé!... la mia vita passata ricolma d'ingratitudine a Dio, da me oltraggiato con tanti peccati... la mia tendenza al male... la mia ritrosia al bene.. mi opprimono e mi atterriscono. Deh!... Voi, che tenete questo suolo sotto la vostra valevolissima protezione, dal seggio beato della vostra gloria degnatemi di un vostro amoroso sguardo; e, in cambio del piccolo tributo di ossequi presentatovi in questo triduo a Voi dedicato, fate che la vostra amorosa occhiata sia pel cuor mio dardo infocato, che mi renda nauseante la terra e mi sollevi al cielo; sia dardo così acuto, che imprima nell'anima mia orrore alla colpa, a cui è dovuto l'inferno, vi accenda amore operativo alla virtù, il cui premio è lo stesso Dio; affinché, fuggendo la colpa, eviti la divina giustizia nelle pene eterne; ed esercitandomi nella virtù, venga in cielo a cantare insieme con Voi le divine misericordie in tutti i secoli de' secoli. Così sia.

INNO A S.OLIVA

Tu che pura nel fiore degli anni
ti copristi di candido velo,
e, ricolma di amore e di zelo,
consacrasti il tuo cuore a Gesù.

Quanto volte mirasti il Signore,
sfolgorante nell'umil tua cella,
quante volte, o celeste donzella,
la sua voce ti scese nel cor’.

Or che regni nel cielo beata,
volgi gli occhi al tapino che geme,
ne rinfranca la fede, la speme,
e riaccendi la fiamma d'amor.

Deh, tu ascolta le preci ferventi,
che devoti innalziamo ai tuoi piedi;
ed implora le grazie che vedi
ai tuoi figli propizie quaggiù.

Tu proteggi le nostre campagne,
irrorate da tanto sudore,
onde il pane alle nostre dimore,
non ci venga pei figli a mancar.

E noi sempre nel tempio a Te sacro
Ti faremo giuliva corona,
a Tua lode, o celeste Patrona,
le tue glorie verremo a cantar.

Su cantiamo le glorie di Oliva,
e preghiamo la nostra Avvocata,
che ci ottenga alla patria beata,
di lodare in eterno il Signor!

I Castresi vicini e lontani
affidati da Dio alla tua cura,
Tu preserva da ogni sventura
e conducili tutti a Gesù.

A coloro che in terra straniera
per lavoro emigrarono un giorno
deh, ne impetra il felice ritorno
perchè il cuore lasciarono qui.

E quel dito che noi veneriamo
dei tuo corpo prezioso retaggio,
ci ammonisca e ci infonda coraggio
indicando la strada del ciel.

Finchè un giorno, mercè il tuo soccorso,
giungeremo alla patria beata
e a quel Dio che a noi ti ha donata,
canteremo le lodi con Te!

 

UFFIClO DIVINO PROPRIO DEI SANTI LOCALI

Die 3 Junii 5. Olivae Virg.

 

Oliva virgo, nobills genere sed optìmis moribus et pudicitiae laude nobilior, Christi amore flagrans, nuptiis eortalis sponsi contemptis, quas ei parentea magno studio parabant, ad sanctam confugit Ecciesiam, ut inter sacras Jesu Christi sponsas numeraretur. Quod curfi ispetrasset carnenque jejuniis, cilicio, ferro coercere assidue ac domare conaretur, ut humanas tasen inanesque lauden vitaret, curabat, ut ea quae ageret nemo piane mortaliun nosceret, gilippe quae cuperet uni sponso suo Obristo Jesu piacere. Quantum vero invitae religiosae perfenctione prof iceret vei iilud ostendit, quod cum ei falsa quaedam crimina obijcerentur ab invidis, contumelias non aequo solum animo sed etiam bilari ferebat, quod ita sibi tutior ad inanis gioriae ac failacin aurae Pericuiis videretur. Quod si membrorss suoruin legen aìiqua ratione mentis legi repugnare sentiret, confestim suis ipsa mamillis aculeos infigenat, nec eos antequam sanies erumperet, avellebat, atque ita corpun suum castigando in servitutem spiritus redigesat. Quam vero vicissim Oliva a Christo diligeretur, oh animi corporissue pudicitiam caeterasque virtutes, facile vei ex his paucis intelligetur non obscuris in eam amoris argumentis. aliquando ab opere manuum ad templum de more, dato signo, pergeret, in ipso templi limine foeminam quamdam plorantem offendit, et sua crimina conf itentem, quam dum virgo mitis blandis verbis consolari niteretur, sublatin oculis, caelum apertum lucemque incredibilem vidit, qua nimirum luce Oliva repente perterrita procidit in faciem: cumque diu jacuisset et vultum attollere non audoret, tandem se in caelum lumen illud, et in cellam suam virgo se recepit, cui nocte consequenti vir statura procera secundum quletem apparuit, vnltu gravi, aspectu decoro, qui ei diceret: Surge,propera amica mea, sponsa mea, columba mea, et veni. Proxima vero setta feria, cum virgo se ad oratorium procandi caussa conf erret, visa est cuidam e sororibus terram pedibus non attingere dua InOeaeret, quae id etiam carteris enunciavit. Illae vero ram admiratae, Olivam quid hoc esset Interrogant: et ipsa nihil elata propterea, sei animo simui ac vultu demisso, prirnum Deo supplicare, delnde veris profundisque gesitinua lacrymisque sorores obsecrare coepit, ne sibi qnidquam tribuerent, si se ex animo sancteque deligerent, omnibus se carere virtutibus atque adeo sceleribus coopertam. Ergo sancta virgo, divinis absolutis officiis imfltisque profusin lacrymis, ad cellam reversa, in suo lectulo foessa consedit, atque ante sumptum cinum praeter morem, ut sororious videbatur, obdormuit. Ibi a sensibus anstracta (ut earum nonnullin deinde ipsa narravit) caelimi apeetum spendoremque vidit immensum ex quo progressus vir piane adrnirabilis cum eam usque pervenisset: Veni, inquit, et vide quibus torgueantur suppliciis apud Inferos improbi, deinde vero florentes caeli sedes contemplare, ubi sempiterna laetitia beati caelites perfruantur.

 

3 giugno S. Oliva Vergine (traduzione)


La Vergine Oliva, nobile per nascita, fu ancora piu' nobile per la sua ottima condotta e per l'amore verso la castita. Ardendo di amore per Cristo rifiutò le nozze con un bel giovane che i genitori le avevano diligentemente scelto e si rifugio in una chiesa per essere accolta fra le spose di Cristo. Ottenuta la grazia richiesta, mortificò il suo corpo con digiuni, cilicio e fiagellazioni. Poichè desiderava piacere soltanto al suo sposo Gesu Cristo evitava le inutili lodi degli uomini, nascondendo a tutti quello che di buono e di bello faceva. Mostrò a qual grado di perfezione religiose fosse giunta, quando, falsamente accusata dagli invidiosi di aver commesso orrendi delitti, sopportò le ingiurie non solo con serenita', ma anche con ilarità; le sembrava così di mettersi al riparo dai pericoli della vanagloria e della superbia. Non appena si sentiva tentata dalle voglie dei suo giovane corpo, conficcava spilli nei suoi seni e li toglieva di li quando la tentazione era passata. In questo modo rendeva il suo corpo servo dello spirito. In qual misura Oliva, per la purezza del corpo e dell'anima e per tutte le sue altre virtu, era amata dal Cristo si capisce facilmente da queste poche e chiare dimostrazioni d'amore. Una volta, smesso il lavoro delle mani, mentre al segnale convenuto si dirigeva secondo 1’ uso verso la chiesa, proprio sulla porte del tempio s'imbattè in una donna che piangeva e confessava le sue colpe. La mite vergine si sforzò di consolarla con dolci parole. Poi alzati gli occhi vide il cielo aperto e una luce incredibile che l'atterrì; subito crollo con la faccia per terra. Rimase a lungo in quella posizione, non osando sollevare il viso. Infine, spentasi la luce, la vergine tornò nella sua cameretta. Nella calma della notte che seguì le apparve un uomo di alta statura e di aspetto maestoso che con accento solenne le disse: "Su, alzati, amica mia, sposa mia, colomba mia, affrettati a venire." Verso mezzogiorno, mentre la vergine si recava alla cappella per la recita dell' ufficio divino, una suora la vide che camminava senza toccare terra. Subito racconto' il fatto alle consorelle che, meravigliate, domandarono ad Oliva come cio accadesse. La santa per niente lusingata, anzi con il volto e l'animo dimesso, cominciò prima a supplicare Dio, poi gemendo e lacrimando cominciò a scongiurarle di non ritenersi in colpa se di cuore e santamente 1'amassero anche se essa era priva di virtu' e colpevole di ogni scelleratezza. Poi, terminate le preghiere e sparse molte lacrime, la santa vergine ritorno' nella sua cameretta, stanca si sedette sul suo lettino e prima di pranzare, insolitamente si addormento'. Uscita fuori dai sensi (come poi essa stessa racconto' a qualcuna delle consorelle) vide 1' immenso splendore del cielo aperto e da quello vide uscire un uomo di aspetto ammirabile che la raggiunse e le disse: -Vieni e vedi con quali sopplizi sono tormentati i cattivi nell' inferno. - Poi contemplò le fiorite plaghe celesti dove i Santi godono l’eterna gioia.



BIBLIOGRAFIA
Manoscritti
- Lettera del Vescovo di Anagni del 28~1.1586 al tipografo D. Basa di Roma
- Lettera del Vescovo di Anagni del 21.2.1586 al tipografo D. Basa di Roma
- Vita et officia sanctorum collecta ab
A. Gallonio, Roma, c. 1590
- Lettera di fra Cristoforo di Cora del 1631

Opere a stampa
- S. RAZZI, Delle vite delle donne illustri per santità, Tomo III, Firenze, 1595.
- F. FERRARI, Catalogus sanctorum Italiae, Mediolanum, 1613.
- F. UGHELLI, Italia sacra, Roma, 1644.
- Acta sanctorum junii. Tomus I, Anversa, MDCLXXXV.
- F. CIAMAARICONE, Il santuario anagnino, Velletri, 1704.
- Acta passionis S.Magni, Aesis, MDCCXLIII.
- X. BARBIER: La cathédrale d'Anagni, Paris, 1858.
- P. ZAPPASODI, Anagni attraversoi secoli, I, Veroli1 1907
- S.SIBLIA, La Cattedrale di Anagni, Orvieto, 1914
- Biblioteca sanctorum , Vol. IX, Roma , 1967